Narratore inaffidabile

Illustrazione di Gustave Doré che mostra la ricostruzione che il Barone di Munchausen dà di una propria disavventura con una balena.

Narratore inaffidabile è la definizione che si dà, in ambito artistico, di un narratore la cui credibilità è compromessa, ovvero il cui racconto è chiaramente o presumibilmente in parte o del tutto inattendibile per l'ascoltatore, il quale però non sempre è in grado di stabilire quanta intenzionalità ci sia nella mistificazione operata dal narratore.[1] Le modalità tramite le quali un autore può instillare dubbi o fondare la certezza nel fruitore dell'opera che il narratore sia completamente o in parte inaffidabile sono innumerevoli, ed esempi in questo senso si possono trovare in molti film, racconti o romanzi di finzione, destinati a un pubblico adulto o meno.[2]

La locuzione fu utilizzata per la prima volta nel 1961 da Wayne C. Booth nel suo The Rhetoric of Fiction[1][3][4] (edito in italiano col titolo Retorica della narrativa)[5].

Da allora sebbene i narratori inaffidabili siano quasi per definizione narratori in prima persona, dal momento che il concetto stesso si presta a innumerevoli speculazioni sono state avanzate nei decenni argomentazioni a favore dell'esistenza di narratori inaffidabili in seconda e terza persona, specialmente (per ragioni riconducibili alle peculiarità dei mezzi in questione) in ambito cinematografico e televisivo, ma talvolta anche letterario.[6]

A volte l'inaffidabilità del narratore è resa immediatamente evidente. Ad esempio una storia può aprirsi con il narratore che esordisce con un'affermazione chiaramente falsa o delirante, o premette di essere gravemente malato di mente; oppure, più sottilmente, la storia può presentare una cornice ad opera dell'autore che insinua dubbi circa l'attendibilità del narratore.

Esistono infatti casi di un uso più calibrato del dispositivo drammatico in cui gli indizi vengono sapientemente centellinati allo scopo di frustrare o rimandare la certezza dell'inattendibilità del narratore anche fino alla fine della storia. In alcuni di questi casi il lettore/spettatore scopre che nella fase iniziale della narrazione il narratore aveva più o meno intenzionalmente nascosto o travisato informazioni essenziali a una visione d'insieme degli accadimenti. Un evento del genere costringe i fruitori a riconsiderare il loro punto di vista e quindi l'intera esperienza della narrazione.

Infine esistono casi in cui l'inaffidabilità del narratore non viene mai completamente rivelata ma solo accennata, lasciando ai fruitori un ampio margine di scelta in merito ai dettagli da ritenere affidabili o meno, con una conseguente personalizzazione più o meno accentuata della storia.

  1. ^ a b James N. Frey, How to Write a Damn Good Novel, II: Advanced Techniques for Dramatic Storytelling, 1stª ed., New York, St. Martin's Press, 1931, p. 107, ISBN 978-0-312-10478-8.
  2. ^ Vera Nünning, Unreliable Narration and Trustworthiness: Intermedial and Interdisciplinary Perspectives, Gruyter, 2015, p. 1, ISBN 9783110408263.
  3. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Booth
  4. ^ (EN) Wayne C. Booth, The Self-Conscious Narrator in Comic Fiction Before Tristram Shandy, in PMLA, vol. 67, n. 2, 1952-03, pp. 163–185, DOI:10.2307/460093. URL consultato il 29 giugno 2022.
  5. ^ Wayne C. Booth, Retorica della narrativa, collana Coll. Biblioteca di cultura; 212, traduzione di Eleonora Zoratti e Alda Poli, Scandicci, La nuova Italia, 1996, ISBN 88-221-1799-9.
  6. ^ Unreliable Third Person Narration? The Case of Katherine Mansfield, Journal of Literary Semantics, Vol. 46, Issue 1, April 2017

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